I processi di consumo di solo, intesi come trasformazione d’uso di suoli agricoli e naturali verso funzioni antropiche, secondo la definizione della Commissione Europea (“No net land take by 2050”), rimangono elevati, sia in Italia che nel resto d’Europa. La crisi economica ormai strutturale, che ha investito pesantemente anche il settore edilizio e delle costruzioni, ne ha solo parzialmente ridotto l’entità reale. I consumi potenziali, cioè quelli realizzabili in base alle previsioni dei piani urbanistici, continuano a rimanere sovradimensionati, pur a fronte di una situazione di mercato recessiva. In Lombardia, (cfr. Rapporto 2016 del CRCS), le previsioni dei nuovi piani urbanistici comunali (PGT) prefigurano un consumo di suolo potenziale di oltre 50 mila ettari; quantità ben superiore a quanto realmente consumato nel decennio 1999 – 2009 (oltre 40 mila ettari).
Rimane urgente la necessità di approvare quadri legislativi capaci di dare efficacia a politiche di contenimento del consumo di suolo. In Lombardia la legge 31, non ancora applicata, mostra evidenti criticità. A livello nazionale è in discussione in Senato un disegno di legge che potrebbe costituire senz’altro un passo importante, almeno nel fissare alcuni principi generali. In Europa manca ancora una Direttiva suoli. L’INU, insieme a ormai più di 400 organizzazioni europee sostiene la campagna di raccolta firme di iniziativa popolare People4Soil per chiedere alla Commissione europea a una legislazione comune ai Paesi dell’Unione per proteggere il suolo.
Andrea Arcidiacono